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15/01/2023 12:35 | |
Ecco la mia storia sentimentale: fino ai 20 anni, non mi è
mai interessato avere relazioni solide, ci provavo ma o venivo tradita o viceversa.
A 20 anni conosco il mio primo fidanzato, di sei anni più grande. Non sapevo assolutamente come ci si dovesse comportare, ergo mi facevo "guidare da lui". Era il classico bravo ragazzo: buona famiglia, ottimo lavoro stabile.
Ho perso tutte le mia amicizie, uscivo sempre e solo con lui e la sua compagnia.
Ho conosciuto i suoi genitori con una cena ufficiale, hanno iniziato a trattarmi come una principessa da quel momento.
Arriva l'anello di fidanzamento, i regali importanti, ristoranti, ogni weekend a dormire fuori, naturalmente a sue spese.
Tutto meraviglioso, MA:
- lui ha cominciato a rifarmi il look, comprandomi i vestiti che sceglievamo insieme (abbigliamento di marca).
- mi ha insegnato cosa fossero le famigerate "pause di riflessione" che, guarda caso, cominciavano magicamente durante le ferie estive (in tre anni di relazione, non siamo MAI andati in vacanza insieme, assurdo).
- ha baciato una tizia durante una di queste pause.
Non ha mai voluto andare a convivere, avrebbe comprato casa nella quale ci saremmo trasferiti dopo il matrimonio.
Mi disse "Tu non dovrai lavorare: avremo la colf, dovrai soltanto occuparti dei figli, avrai la carta di credito e la tua unica preoccupazione sarà andare al centro estetico e dalla parrucchiera".
Penso che, a quasi 22 anni, quelle belle promesse di "Vita" siano una gabbia dorata.
Ripenso alla nostra storia, alle pause di riflessione volute sempre da lui.
Mi chiedo "Ma è questo che vuoi, Eirwen?"
Mi faccio il piercing al labbro inferiore, lui non approva, mi dà della puttana e mi dice che non troverò mai un buon lavoro.
Rifletto sul fatto che lui non apprezzasse il mio look e come io sia stata così sciocca da assecondarlo.
Smetto di prendere la pillola.
Lo lascio, trovo un lavoro in un pub, lui si presenta una sera, mi dà nuovamente della zoccola al che gli tiro una sberla davanti a tutti, lui piange, lagnando "Nemmeno mia madre mi ha mai tirato un ceffone" (e forse, è proprio quello il problema, caro mio!).
Finisco di lavorare a notte fonda, torno a casa per docciarmi senza neppure dormire un'oretta ed esco.
Verso sera, mio padre mi telefona "Guarda che lui è qui da prima di pranzo, ti sto chiamando adesso perché è uscito a CERCARTI in macchina, piange e ripete che vuole sposarti. Ti chiamo appena se ne va, stai tranquilla".
Io sono spaventatissima, non posso prendere la mia auto, è parcheggiata sotto casa ed ho il terrore di incrociarlo".
Mi nascondo in una viuzza buia, tolgo la suoneria del cellulare, tenendolo in mano ed aspettando la telefonata di mio padre.
È fine Gennaio, fa freddo ma non lo sento, il timore di veder sbucare la sua auto, dopo la stupenda giornata passata con un uomo, mi rende insensibile alle temperature invernali.
Arriva San Valentino, lui vuole assolutamente vedermi un'ultima volta, mi telefona piangendo, spero di togliermelo definitivamente dai piedi, accetto.
Io sono un iceberg, non lo guado in faccia, mi irrita, lui comincia la lagna "Riflettici, pensa a tutto ciò che abbiamo fatto di bello, blablabla": ad un tratto, tira fuori una scatolina, strabuzzo gli occhi, non la voglio, insiste, è una collana.
Leggo il biglietto, non provo assolutamente nulla per la sua disperazione.
Continuo appena riesco.
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