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La nostra storia sentimentale

Ultimo Aggiornamento: 15/01/2023 12:35
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05/01/2023 16:33

Danae (ayfb221203), 04/01/2023 20:12:

Di solito son proprio le persone che hanno tutto ad essere infelici.
Forse sarebbe un buon esercizio pensare a ciò che la vita ci ha dato di bello, a volte sono più cose di quanto si creda.
Poi se ci si focalizza su ciò che non va bene, cercare di capire quanto sia in nostro potere cambiare e quanto invece si deve accettare così com’è.
Magari è qualcosa che funziona nei momenti di down emotivo, quando non si trovano le motivazioni per far niente e si vede solo negativo.

Certo Danae, hai ragione ma non trovo nemmeno corretto generalizzare sul fatto che le persone che hanno moto, siano infelici. Ci sono delle persone che pur avendo tutto, sono sempre tristi e insoddisfatte ma c'è anche chi è consapeve di essere fortunato e si vive appieno la vita. Così come non tutte le persone sfortunate hanno un carattere tale da gioire del pochissimo che hanno. L'insoddisfazione è un cancro trasversale a mio parere. Però è unaalattia dalla quale si può guarire a mio parere. Imparare a cogliere i momenti belli ad esempio è un buon esercizio: guardare un bel panorama durante un viaggio è un piacere che è identico in colui che ha una fidanzata e in cui che è appena stato lasciato. Che cosa può portare di positivo nella vita di è stato lasciato, non guardare il panorama? Quando guardi il panorama, pensa al panorama e basta, così come quando fai qualsiasi altra cosa. Questo secondo me bisognerebbe imparare a fare.
08/01/2023 17:05

Re: Re: Re:
Trale (zT7F221205), 04/01/2023 19:35:

Io credo semplicemente che esistano persone persone che sono felici sempre di ciò che hanno. E questo a prescindere dalla sofferenza che fa parte un po' della vita di tutti.



La felicità è uno stato transitorio. Impossibile che tu conosca o creda di conoscere persone che sono "felici sempre".
Saranno serene, semmai. La felicità è un'altra cosa.
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15/01/2023 11:31

Re: Re:
Freya (skVH221203), 03/01/2023 16:31:




Risposta generica e troppo possibilista. La vita però è "particolare", nel senso che ognuno fa storia a sè, e non è nemmeno preventivabile a priori.
Prendiamo l'esempio della utente che ha scritto sopra.
Ma quante persone possono permettersi di affrontare serenamente una separazione e di contare sull'appoggio dei propri genitori?
Quante possono addirittura permettersi di ritornare a vivere a casa dei propri genitori, con prole al seguito?
Alcuni sono costretti a rimanere in un matrimonio che non gira proprio, o se si separano ne patiscono le conseguenze economiche e stentano proprio a rifarsela una vita. Se non hai occasioni e queste nemmeno ti capitano, te ne fai nulla della ruota che gira. La ruota, al limite, te la dai in faccia.
Non sto parlando di me, non rientro nel range di età di chi affronta queste problematiche, ma ridurre tutto alle nostre sole capacità mi sembra davvero esageratamente semplicistico.

Oooh, diciamo le cose come stanno veramente!

Grazie, Freya!
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15/01/2023 11:34

Re: Re:
Freya (skVH221203), 04/01/2023 15:20:




Dal mio punto di vista cerchiamo sempre il senso delle varie cose e cerchiamo di dare giustificazioni a ciò che ci accade o accade intorno a noi. Ma molto spesso, occorre prendere atto che non c'è spiegazione. E' così è basta.
Io personalmente non credo nell'esistenza di un Dio, e non credo nemmeno che la vita sia un "dono". Nè che ci sia uno scopo intrinseco.
La vita è un semplice dato di fatto. Siamo chiamati a riprodurci. Insomma oltre allo scopo di specie, cerchiamo di tenerci impegnati (lavorando, amando, facendo cose) nel rettilineo che ci accompagna dalla nascita alla morte.
Bè la vita è una giostra nel senso che si tratta di un ciclo: nasci/cresci/muori e nel senso che siamo lanciati sulla giostra senza chiederlo, senza volerlo. Saliamo sulla giostra per volere di qualcun altro. Scendiamo dalla giostra non per nostro volere (tranne i casi di morte autoinflitta). E molto spesso, siamo costretti a seguire il movimento della giostra senza riuscire a governarla. Altre volte, invece ci è possibile, seppure per ridotti spazi di autonomia.
Mio punto di vista. Abbastanza cinico.

Assolutamente d'accordo!
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15/01/2023 12:35

Ecco la mia storia sentimentale: fino ai 20 anni, non mi è
mai interessato avere relazioni solide, ci provavo ma o venivo tradita o viceversa.

A 20 anni conosco il mio primo fidanzato, di sei anni più grande. Non sapevo assolutamente come ci si dovesse comportare, ergo mi facevo "guidare da lui". Era il classico bravo ragazzo: buona famiglia, ottimo lavoro stabile.
Ho perso tutte le mia amicizie, uscivo sempre e solo con lui e la sua compagnia.
Ho conosciuto i suoi genitori con una cena ufficiale, hanno iniziato a trattarmi come una principessa da quel momento.

Arriva l'anello di fidanzamento, i regali importanti, ristoranti, ogni weekend a dormire fuori, naturalmente a sue spese.

Tutto meraviglioso, MA:
- lui ha cominciato a rifarmi il look, comprandomi i vestiti che sceglievamo insieme (abbigliamento di marca).
- mi ha insegnato cosa fossero le famigerate "pause di riflessione" che, guarda caso, cominciavano magicamente durante le ferie estive (in tre anni di relazione, non siamo MAI andati in vacanza insieme, assurdo).
- ha baciato una tizia durante una di queste pause.

Non ha mai voluto andare a convivere, avrebbe comprato casa nella quale ci saremmo trasferiti dopo il matrimonio.
Mi disse "Tu non dovrai lavorare: avremo la colf, dovrai soltanto occuparti dei figli, avrai la carta di credito e la tua unica preoccupazione sarà andare al centro estetico e dalla parrucchiera".

Penso che, a quasi 22 anni, quelle belle promesse di "Vita" siano una gabbia dorata.
Ripenso alla nostra storia, alle pause di riflessione volute sempre da lui.
Mi chiedo "Ma è questo che vuoi, Eirwen?"

Mi faccio il piercing al labbro inferiore, lui non approva, mi dà della puttana e mi dice che non troverò mai un buon lavoro.

Rifletto sul fatto che lui non apprezzasse il mio look e come io sia stata così sciocca da assecondarlo.

Smetto di prendere la pillola.

Lo lascio, trovo un lavoro in un pub, lui si presenta una sera, mi dà nuovamente della zoccola al che gli tiro una sberla davanti a tutti, lui piange, lagnando "Nemmeno mia madre mi ha mai tirato un ceffone" (e forse, è proprio quello il problema, caro mio!).

Finisco di lavorare a notte fonda, torno a casa per docciarmi senza neppure dormire un'oretta ed esco.
Verso sera, mio padre mi telefona "Guarda che lui è qui da prima di pranzo, ti sto chiamando adesso perché è uscito a CERCARTI in macchina, piange e ripete che vuole sposarti. Ti chiamo appena se ne va, stai tranquilla".
Io sono spaventatissima, non posso prendere la mia auto, è parcheggiata sotto casa ed ho il terrore di incrociarlo".
Mi nascondo in una viuzza buia, tolgo la suoneria del cellulare, tenendolo in mano ed aspettando la telefonata di mio padre.
È fine Gennaio, fa freddo ma non lo sento, il timore di veder sbucare la sua auto, dopo la stupenda giornata passata con un uomo, mi rende insensibile alle temperature invernali.

Arriva San Valentino, lui vuole assolutamente vedermi un'ultima volta, mi telefona piangendo, spero di togliermelo definitivamente dai piedi, accetto.

Io sono un iceberg, non lo guado in faccia, mi irrita, lui comincia la lagna "Riflettici, pensa a tutto ciò che abbiamo fatto di bello, blablabla": ad un tratto, tira fuori una scatolina, strabuzzo gli occhi, non la voglio, insiste, è una collana.
Leggo il biglietto, non provo assolutamente nulla per la sua disperazione.

Continuo appena riesco.




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