Io mi meravigliavo quando, all'inizio degli anni Novanta,si parlava di quote rosa. Alla TV, per un periodo, si sentiva una voce di sottofondo, da uomo più giovane dell'età che avevo io, che raccomandava di votare una donna. Era una sorta di pubblicità. Per il voto alla Camera e anche a taluni organi locali, c'era la possibilità di indicare preferenze, sulla scheda. Una mia collega vantava di dare la preferenza, solo a donne.
Mi rendo conto ora, quanto la cosa è triste;
l'italiano medio campa su frasi fatte, luoghi comuni, ideologismi, modi di dire. Inoltre,
su un atavico opportunismo. Luoghi comuni e cose dette fanno parte dell' "onda".
Era impossibile far capire a quella collega, così ad altra gente, che si trattava di una cosa come un'altra; senza infamia né lode. Io le dicevo, per parte mia, che non votavo una donna perché si. Mi era accaduto di dare la preferenza a qualche candidata, perché quella tal signora mi dava fiducia; come avrei dato il voto a un uomo.
Così avevo fatto fino a poco prima di allora, quando, nel voto alla Camera, si poteva esprimere fino a quattro preferenze. Un recente referendum popolare le aveva ridotte a una; credo di essere stato uno dei pochi a votare contro questa riduzione e non cambio idea tuttora.
Molta gente ha l'uso - da tangheri, anche da idioti - di interrompere, quando si conversa. Raro, tra italiani, che si parli uno alla volta. Anche dire "Un attimo, lasciami finire; sto parlando io", sembra a molti una cattiveria, un torto. Perfino alla televisione, il moderatore non so cosa sia strapagato a fare; la gente, anche davanti alle telecamere, sbraita, urla, latra, tutta assieme.
È molto difficile capirsi, spesso, parlando questa stessa lingua.
A che ora se magna?