Viaggio di ritorno

Ritorno a casa dal solito viaggio di lavoro.
L'aereo è in ritardo e sono arrabbiato: a casa c'è mia figlia, mi é mancata da morire e avrei tanto voluto darle la buonanotte ed un bacio prima che si addormenti, ma so già che non farò in tempo.
Faccio una strada diversa dal solito, una scorciatoia, spero di fare prima.
Una strada in mezzo alla campagna, isolata, lontana dalle case.
Ed ad un certo punto ti ho vista.
I fari ti hanno illuminato solo per un'istante, ma ti ho messo a fuoco lo stesso.
Il pesante trucco, il rossetto vistoso, la minigonna non possono ingannare, sei una bambina o poco più.
La temperatura è mite, ma ti stringi attorno al tuo giubbetto come se volessi difenderti da un freddo contro cui non ci sono rimedi.
Rallento per un attimo. I nostri sguardi si incrociano, tu ti accorgi che sono un uomo. Solo.
Abbozzi un sorriso.
Un abisso di tristezza e vergogna mi assale al pensiero che tu possa aver pensato... che io....
Appena ti accorgi che non mi sto fermando, il sorriso ti si spegne subito e ritorni a stringenti più forte al tuo misero giubbetto che sembra, adesso, ancora più piccolo.
Chissà da dove vieni. Un paese dell'est, sicuramente, un paese freddo. Un freddo che ti porti ancora dentro e che non ti abbandona più.
La tua storia sarà stata sicuramente banale, come mille altre. Una madre assente, un padre ubriacone, violento, che ti picchiava.
Chissà perché sei venuta in Italia, chi ti ha convinto, che storie ti hanno raccontato, cosa pensavi di venire a fare qui.
Chissà chi è il bastardo che ti butta tutte le notti sul ciglio di quella strada, che ti sfrutta, che ti minaccia, che ti obbliga a vivere questo inferno.
E chissà chi e quanti sono i maiali che tutte le notti ti tormentano, che usano violenza sul tuo corpo gracile e minuscolo. Che ti spruzzano addosso il loro schifoso piacere, che ti insozzano tutte le notti.
Gente "normale", per bene, che poi torna a casa dai propri figli, li bacia, li abbraccia con le stesse mani lorde che ti hanno insudiciato fino a poco prima.
Li bacia sulla fronte con le stesse labbra che ti hanno appena vomitato frasi oscene.
Mi si stringe il cuore, per un attimo ho fortissima la tentazione irrazionale di fermarmi, di scendere, di abbracciarti. Con un abbraccio tenero, innocente come la tua età, protettivo come forse nessun uomo ha mai fatto prima con te.
Poi... Poi il sangue freddo ( o la vigliaccheria? ) ha il sopravvento.
Riprendo la mia strada, con rabbia, col sangue che mi sale alla testa.
Arrivo a casa, vado nella stanza di mia figlia.
Sta dormendo, bellissima come sempre, il viso sereno, rilassato. Sicura, protetta, circondata da persone che le vogliono bene.
L'accarezzo.
Lievemente, stando attento a non svegliarla.
Ripenso al tuo viso sconosciuto, spaurito, intravisto sotto la luce dei fari.
Con fatica, ricaccio indietro una lacrima.

@Odisseo Ho letto con curiosita' hai una dovizia davvero spiccata nel curare i dettagli descrittivi ,sono certa che riuscirei a visualizzare le immagini di ogni singola strofa se solo chiudessi gli occhi e qualcuno me la leggesse adagio con voce calda e rassicurante allo stesso tempo .
Congrats 😊

Triste, sì.

Peccato che non si sia fermato a darle quell' abbraccio.

Mi piace il tuo stile di scrittura, davvero molto.
Anche questo, permettimi, non-racconto molto intimo, quasi un flusso di coscienza, si legge che è un piacere, e forse per il lettore é possibile riconoscere la propria ipocrisia, così ben espressa da te.

Grazie a tutti per gli apprezzamenti.
Ci tengo a specificare che non si tratta di un prodotto della mia fantasia, ma di un pezzo di vita vissuta: solo, non è di ieri, e neanche dell'altro ieri, ma di qualche anno fa. Nel frattempo, tante cose sono cambiate, io sono cambiato, mia figlia non è più una bambina, ma una bellissima ragazza, anche se, purtroppo, ci vediamo molto poco, è rimasta a vivere con sua madre dopo la nostra separazione.
Nonostante il tempo passato, però, ogni volta che passo da quel tratto di strada, quella bambina/prostituta mi ritorna in mente.
Ci sono andato anche il giorno dopo quella prima volta.
Non so bene cosa volessi fare, ma sentivo che qualcosa dovesse essere fatto. Avrei voluto prenderla, portarla via, dai carabinieri, in un consultorio, in ospedale, non lo so nemmeno io.
Volevo salvarla.
Però lei non c'era. E non c'era il giorno dopo, e neanche il giorno dopo ancora.
Svanita per sempre, come un sogno. O forse una allucinazione, una apparizione comparsa sotto i fari nella notte.

Eh Odisseo, purtroppo non sono né sogni né apparizioni o allucinazioni.