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Alice che sembra un maschio

Ultimo Aggiornamento: 28/02/2024 19:47
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27/02/2024 01:47

Negli anni ’80 Fabio aveva cominciato a studiare ingegneria al Politecnico di Milano.
Si era fatto amico di vari compagni di corso, comprese tre o quattro compagne.
La percentuale di studentesse di ingegneria in quegli anni era ancora piccola, ma andava gradualmente crescendo.

Molti studenti trovavano vantaggioso studiare insieme, per poi confrontarsi su quello che avevano capito e aiutarsi a vicenda negli esercizi.
Un giorno, era ormai estate, una ragazza del gruppo, Alice, invitò Fabio a casa sua per studiare insieme.

Alice era una diciannovenne piuttosto alta e robusta. Portava capelli mossi abbastanza corti e, come le sue compagne, tendeva a non esaltare troppo la sua femminilità: vestiva sempre comodo e “casual”. Niente tacchi, niente trucco, niente anelli, braccialetti, orecchini.

Fabio la trattava con lo stesso cameratismo che c’era tra gli studenti maschi, anche se condito da quella gentilezza di modi dovuta dagli uomini verso le donne, che era tra i fondamenti dell’educazione e della convivenza di quel tempo.
Non nutriva un interesse sentimentale verso di lei. Aveva ancora in mente Marina, una sua compagna di liceo che era stata chiara con lui quanto lui lo era stato con lei: non lo ricambiava. Fabio aveva ormai perso le speranze che potesse ripensarci, ma il suo cuore non era ancora in pace.

Fabio, il pomeriggio convenuto, si recò a casa di Alice, che viveva con i genitori alla periferia di Milano, in uno di quei supercondomini formati da varie torri, in un recinto che comprendeva il giardino comune.

Alice viveva a un piano alto, ma Fabio non ricordava esattamente quale.
Arrivò al cancello pedonale che era aperto, quindi passò senza citofonare e si diresse alla torre D. Anche il portone della torre era aperto, quindi passò per prendere direttamente l’ascensore.
Pensò di salire fino al dodicesimo piano, e da lì proseguire a piedi per le scale finché avesse trovato la porta con il cognome di lei.

Al dodicesimo piano non la trovò, e nemmeno al tredicesimo e al quattordicesimo. Salì ancora, ma si trovò davanti la porta della sala macchine dell’ascensore. “E adesso?” pensò. “O la sua porta mi è sfuggita, oppure vive sotto il dodicesimo”.
Al girarsi per scendere, si trovò di fronte una finestra stretta, come a tutti i pianerottoli di ogni mezzo piano. Quell’ultima era più bassa delle precedenti, un finestrino insomma. Pensò di dare un’occhiata fuori. Da quell’altezza c’era una bella vista su Milano in quella giornata limpida. Vide la Torre Velasca, la Madonnina del Duomo, poi gli cadde lo sguardo sul balcone sottostante.

Sul balcone c’era un lettino prendisole, e sul lettino c’era lei, Alice, che prendeva il sole mentre rileggeva gli appunti. Aveva addosso solo le mutande, convinta che nessuno la potesse vedere, nascosta com’era dal muretto intorno al balcone, e con nessun appartamento sopra il suo.

Fabio non aveva mai davvero considerato rilevante la femminilità di Alice. Ma la vista di lei quasi nuda lo costrinse a riconoscerla. Che donna, constatò, così alta, con due lunghe gambe ben tornite. Non magra, non grassa. Florida. E che bel seno, insospettabile sotto gli ampi maglioni e spesse camicie che lei usava.

Poi Fabio si rese conto di avere in corso un’erezione. Era perché quel seno nudo che vedeva non apparteneva a una sconosciuta, ma era proprio quello della sua amica. Si ritrasse dalla finestrella, sconcertato. Lei non si era accorta di quell’involontaria intrusione nella sua intimità.

Che fare? Non le avrebbe suonato alla porta ancora eccitato. Doveva prima darsi un respiro, calmarsi. E non doveva obbligarla a vestirsi in fretta e furia.
Così scese fino al cancello esterno. Le citofonò, rifece tranquillamente la strada verso la torre e riprese l’ascensore, questa volta azzeccando il piano.

In casa di Alice c’erano molti soprammobili e ricordi di Paesi lontani ed esotici per un europeo: Nigeria, Sudan, Iran, El Salvador…
“È mio padre che gira il mondo per lavoro. È sempre via, si fa vedere così poco… e questo è il suo modo di dimostrarci il suo amore.” spiegò lei.

Fabio capì che Alice soffriva di una forte carenza affettiva per l’assenza di suo padre. Da quel giorno cominciò a sentire per lei molta tenerezza, che comunque non arrivò a sfociare in un amore vero e proprio.

Studiarono insieme altre volte, poi lui la invitò alle vacanze comunitarie in montagna dei giovani della sua parrocchia.
Lei ci andò e si trovò bene, anche se talvolta si isolava. In quei momenti sembrava un’anima in pena. Le carenze affettive passano fattura.

Sandro, intimo amico di Fabio, in vacanza lì, studiava architettura, anche lui al Politecnico. Da sempre c’era una rivalità goliardica tra studenti di architettura e ingegneria, che ad esempio in inverno si manifestava con improvvisate battaglie a palle di neve.
Per punzecchiarlo, Sandro commentò agli amici lì presenti:
“Avete visto l’amica di Fabio, quella che studia ingegneria con lui? Sembra un MASCHIO.”
“E tu sembri un PIRLA che non sa vedere oltre le apparenze.” ribatté Fabio. “È una brava ragazza che non se la tira e non si mette in mostra. In più è LIBERA, se qualcuno vuol farsi avanti…”.
“No, le vostre donne ve le lasciamo, ne avete così poche…” rispose ridendo Sandro.
Furono le sue “ultime parole famose”. Infatti, alcuni mesi dopo, si innamorò e fidanzò con un’altra studentessa di ingegneria, anche lei compagna di Fabio.
Mai dire mai.

L’anno successivo Alice abbandonò l’università perché non riusciva a passare gli esami. Trovò lavoro nella stessa multinazionale dov’era suo padre. Era molto impegnata a organizzare le iniziative del CRAL(1) e pareva che finalmente avesse raggiunto una certa serenità.

Anche Fabio, terminati gli studi, fece un paio di colloqui in quella grande ditta. Gli proposero lo stesso lavoro del padre di Alice: correre per il mondo a sistemare problemi urgenti, quando si presentavano.
Fabio ricordò Alice e rifiutò. Un altro amico suo che lavorava in quella stessa multinazionale gli disse che aveva fatto bene:
“Quelli che lavorano in quel reparto o non si sposano, o divorziano, o hanno una famiglia disastrata”.
“Sì, mi confermi quello che già immaginavo”.

Trovò poi lavoro in un’altra ditta dove comunque viaggiò, ma in quel caso erano Paesi culturalmente più simili all’Italia. Spesso le trasferte duravano semestri o anni, e ciò gli dava tempo di integrarsi, farsi amici nelle comunità locali e vivere non solo per il lavoro.

Alice, senza saperlo, gli aveva dato una preziosa lezione di vita.

(1) CRAL = Circolo Ricreativo Aziendale dei Lavoratori. Organizza gite, viaggi, escursioni, attività teatrali ed offre ai soci servizi scontanti a mezzo convenzioni.

(Trovate questa storia anche su "turistorie", il sito che sto allestendo)
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27/02/2024 08:42

È un racconto molto delicato, fatto quasi di appunti, senza una vera trama, ma molto descrittivo e tenero.
Grazie per aver pubblicato.
[Modificato da Rabe 27/02/2024 10:28]
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27/02/2024 09:22

Anche a me è piaciuto molto.
Ciao Turibio


-+-+-+-+-+-+-+-
Cadi sette volte, rialzati otto
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27/02/2024 15:41



Alice...
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27/02/2024 23:19

Bello ..bello..bello ..il tuo racconto
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28/02/2024 00:42

Re:
Rabe (KLhh221206), 27/02/2024 08:42:

È un racconto molto delicato, fatto quasi di appunti, senza una vera trama, ma molto descrittivo e tenero.
Grazie per aver pubblicato.


Grazie Rabe per questo buon giudizio. Poi dato da te, che scrivi bei racconti con tanta maestria, è ancora più gradito 🤗
Non c'è una vera trama perché il racconto è basato su fatti realmente accaduti. Io l'ho solo estratto dai miei ricordi e aggiustato appena.

LaPeppa (V7fd221203), 27/02/2024 09:22:

Anche a me è piaciuto molto.
Ciao Turibio


Ciao a te Peppa, mi incoraggi a scrivere ancora! 🤗

Stelin (VS0R230626), 27/02/2024 15:41:


Alice...


Stelin! Grazie per questa bella canzone che risveglia tanti ricordi... La ascoltai per la prima volta da una audiocassetta che mi aveva prestato Sandro, l'amico che studiava architettura... quindi c'entra doppiamente col racconto 😍

Maddy (DUTH210503), 27/02/2024 23:19:

Bello ..bello..bello ..il tuo racconto


Grazie anche a te Maddy 🤗
[Modificato da turibio 28/02/2024 01:22]
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Post: 1.081
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28/02/2024 11:37

Anche in me hai risvegliato tanti ricordi. Ho avuto per due anni un fidanzato studente di ingegneria, andavo ad aspettarlo su una delle panchine del parchetto ogni giovedì sera alle 18 - avevo quindici anni e il coprifuoco in settimana era alle 20 - e lui mi raccontava proprio quello che dici tu, la condiscendenza verso architettura, antica patria del sei politico, la crudele mancanza di donne "femminili", in parte compensata dalla sovrabbondanza di architette. Che pero' se la tiravano ed erano molto meno simpatiche...😂😂🤣A me sembrava un posto magico, ma forse era l'amore a far sembrar tutto un incanto... non ci son più tornata per non rovinarlo ;-). Tu vivi ancora a Milano?
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28/02/2024 19:47

No, non vivo più a Milano, ma ci vado un paio di volte all'anno.
Anch'io su una di quelle panchine aspettavo... una studentessa di Matematica 😍... ma questa è un'altra storia.
Quei luoghi della gioventù, magici perché tanto carichi di ricordi mi risvegliano sempre emozioni, positive anche se spesso malinconiche. Non è stato un periodo facile per me, ma non butto via niente.
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