Olga Mecking è sposata con un tedesco e vive all'Aia, Paesi Bassi. Giornalista e blogger, parla fluentemente l’olandese, ma è polacca. Ha incontrato per la prima volta l'espressione niksen - testualmente, “non fare nulla” - su una rivista gratuita nel 2018: incuriosita dal fatto che non esistesse un verbo simile in nessun'altra lingua a lei nota, ha proposto un articolo sul tema al New York Times. Che è subito diventato virale. In poche settimane, lei ha ottenuto un contratto editoriale e il libro - Niksen: Embracing the Dutch Art of Doing Nothing (Harvest) - è uscito proprio mentre i Paesi Bassi entravano nel primo lockdown, alla fine del 2020. Un successo tradotto in 13 lingue (non ancora l’italiano), che ha conquistato soprattutto i francesi. E ha dato il “la” a una nuova tendenza internazionale: L’arte di non fare assolutamente nulla senza sentirsi in colpa, o meglio, di non porsi alcuno scopo non guardare un film, non scorrere i social media, non leggere le email… Il fatto è che abbiamo sempre in mente qualche tipo di risultato. Quando prepariamo i pasti, per esempio, pensiamo: Questi cibi mi aiuteranno a dimagrire o 'mi renderanno più sano. Se ci concediamo una passeggiata, deve comprendere i 10.000 passi quotidiani consigliati per la salute. Ma in questo modo, perdiamo il semplice piacere di mangiare o di camminare”. Ecco: niksen per la Mecking significa recuperare questo piacere, “non fissandosi alcun obiettivo".
Ma davvero "a non far nulla" ci si sente in colpa?
Si perché sembra che alla base del successo di questa nuova filosofia di vita, nuova per modo di visto che da Platone a Seneca e Cicerone se ne fa un gran parlare, ci siano moltissime persone non riescono nemmeno a immaginare di mettersi alla prova, perché “a non far nulla” si sentirebbero in colpa.
Forse questa è la spiegazione del successo di pubblico planetario di decine di pubblicazioni, congressi, trasmissioni televisive, corsi nelle palestre più chic in cui paghi per imparare l’arte del niksen e viene da chiedersi: ma perché tutta questa gente si sbatte scrivendo e organizzando tutto sto "cinema" per altra gente che a sua volta si sbatte, corre di qui e di la e spende montagne di quattrini per imparare a non fare un cazzo?
O sarà che il niksen piace perchè in qualche modo giustifica e lenisce la presenza spesso ingombrante del "nulla" nelle nostre vite?
Si perché mi chiedo se questa nuova moda non sia in qualche modo una specie di bella coperta colorata che nasconda il vuoto nella nostra esistenza. Il credere che dopo una giornata di lavoro, di studio, di corse a sbrigare faccende per noi o per i figli, si sia già adempiuto al compito/dovere di essere “persona” e l’accontentarsi di quello, mentre forse non è esattamente così, come ci suggerisce spesso quella vocina che ci parla la sera, alla fine della giornata per farci il cazziatone.
In fondo, la parola “negozio” deriva dal latino negotium, composto da neg- (neque, “no”) ed ōtium (“ozio”). Pertanto, lungi dall'essere il padre dei vizi, l’ozio nel mondo romano era solitamente contrapposto alla sua negazione, il lavoro. L’ozio, quindi, rappresenterebbe il meglio del tempo che abbiamo, perché se il tempo dedicato al lavoro è un tempo di cui non disponiamo, durante il tempo dell’ozio è presumibile pensare che siamo noi e nessun altro gli unici padroni. Probabilmente non c’è nulla di così prezioso come il tempo nell'intero universo, quale sarebbe la vera ricchezza se non il tempo? Però c’è un problema di fondo non banalmente risolvibile: cosa fare di questo nostro tempo? ci iscriviamo tutti ad un corso a imparare il Niksen?
Per non parlare della evidente contraddizione sul fatto che bisogna perdere quasi tutta la propria vita per conseguire un mezzo, (il denaro), che permetterebbe di dedicare il meglio del nostro tempo, (l’ozio), al vero fine della vita che essenzialmente penso si possa riassumere in due cose: la conoscenza e il piacere, che poi a sua volta ciascuno poi può declinare a modo suo, (io sulla seconda, una certa idea me la sono fatta, ma va beh, inutile che stia qui a ripetermi...). il problema è che se otteniamo il denaro ma abbiamo esaurito il tempo, oppure se disponiamo di tutto il tempo ma non abbiamo mezzi, è chiaro che qualcosa non torna e qui non si scappa...
Va beh…, nel mentre Voi pensate a qualcosa da dire, (con calma e se vi pare), su cosa ne pensate: sul niksen, sul tempo e sulla vita, mi raccomando solo pensieri di un certo spessore filosofico eh...
Io mi rimetto sul divano a non fare un beato cazzo.
Cosa che mi riesce da sempre molto bene…
Cogito Ergo Sum
Kaos Calmo