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Niksen - L'arte di non fare nulla

Ultimo Aggiornamento: 06/03/2024 16:02
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29/02/2024 17:50

Olga Mecking è sposata con un tedesco e vive all'Aia, Paesi Bassi. Giornalista e blogger, parla fluentemente l’olandese, ma è polacca. Ha incontrato per la prima volta l'espressione niksen - testualmente, “non fare nulla” - su una rivista gratuita nel 2018: incuriosita dal fatto che non esistesse un verbo simile in nessun'altra lingua a lei nota, ha proposto un articolo sul tema al New York Times. Che è subito diventato virale. In poche settimane, lei ha ottenuto un contratto editoriale e il libro - Niksen: Embracing the Dutch Art of Doing Nothing (Harvest) - è uscito proprio mentre i Paesi Bassi entravano nel primo lockdown, alla fine del 2020. Un successo tradotto in 13 lingue (non ancora l’italiano), che ha conquistato soprattutto i francesi. E ha dato il “la” a una nuova tendenza internazionale: L’arte di non fare assolutamente nulla senza sentirsi in colpa, o meglio, di non porsi alcuno scopo non guardare un film, non scorrere i social media, non leggere le email… Il fatto è che abbiamo sempre in mente qualche tipo di risultato. Quando prepariamo i pasti, per esempio, pensiamo: Questi cibi mi aiuteranno a dimagrire o 'mi renderanno più sano. Se ci concediamo una passeggiata, deve comprendere i 10.000 passi quotidiani consigliati per la salute. Ma in questo modo, perdiamo il semplice piacere di mangiare o di camminare”. Ecco: niksen per la Mecking significa recuperare questo piacere, “non fissandosi alcun obiettivo".

Ma davvero "a non far nulla" ci si sente in colpa?
Si perché sembra che alla base del successo di questa nuova filosofia di vita, nuova per modo di visto che da Platone a Seneca e Cicerone se ne fa un gran parlare, ci siano moltissime persone non riescono nemmeno a immaginare di mettersi alla prova, perché “a non far nulla” si sentirebbero in colpa.
Forse questa è la spiegazione del successo di pubblico planetario di decine di pubblicazioni, congressi, trasmissioni televisive, corsi nelle palestre più chic in cui paghi per imparare l’arte del niksen e viene da chiedersi: ma perché tutta questa gente si sbatte scrivendo e organizzando tutto sto "cinema" per altra gente che a sua volta si sbatte, corre di qui e di la e spende montagne di quattrini per imparare a non fare un cazzo?

O sarà che il niksen piace perchè in qualche modo giustifica e lenisce la presenza spesso ingombrante del "nulla" nelle nostre vite?
Si perché mi chiedo se questa nuova moda non sia in qualche modo una specie di bella coperta colorata che nasconda il vuoto nella nostra esistenza. Il credere che dopo una giornata di lavoro, di studio, di corse a sbrigare faccende per noi o per i figli, si sia già adempiuto al compito/dovere di essere “persona” e l’accontentarsi di quello, mentre forse non è esattamente così, come ci suggerisce spesso quella vocina che ci parla la sera, alla fine della giornata per farci il cazziatone.

In fondo, la parola “negozio” deriva dal latino negotium, composto da neg- (neque, “no”) ed ōtium (“ozio”). Pertanto, lungi dall'essere il padre dei vizi, l’ozio nel mondo romano era solitamente contrapposto alla sua negazione, il lavoro. L’ozio, quindi, rappresenterebbe il meglio del tempo che abbiamo, perché se il tempo dedicato al lavoro è un tempo di cui non disponiamo, durante il tempo dell’ozio è presumibile pensare che siamo noi e nessun altro gli unici padroni. Probabilmente non c’è nulla di così prezioso come il tempo nell'intero universo, quale sarebbe la vera ricchezza se non il tempo? Però c’è un problema di fondo non banalmente risolvibile: cosa fare di questo nostro tempo? ci iscriviamo tutti ad un corso a imparare il Niksen?

Per non parlare della evidente contraddizione sul fatto che bisogna perdere quasi tutta la propria vita per conseguire un mezzo, (il denaro), che permetterebbe di dedicare il meglio del nostro tempo, (l’ozio), al vero fine della vita che essenzialmente penso si possa riassumere in due cose: la conoscenza e il piacere, che poi a sua volta ciascuno poi può declinare a modo suo, (io sulla seconda, una certa idea me la sono fatta, ma va beh, inutile che stia qui a ripetermi...). il problema è che se otteniamo il denaro ma abbiamo esaurito il tempo, oppure se disponiamo di tutto il tempo ma non abbiamo mezzi, è chiaro che qualcosa non torna e qui non si scappa...

Va beh…, nel mentre Voi pensate a qualcosa da dire, (con calma e se vi pare), su cosa ne pensate: sul niksen, sul tempo e sulla vita, mi raccomando solo pensieri di un certo spessore filosofico eh...

Io mi rimetto sul divano a non fare un beato cazzo.
Cosa che mi riesce da sempre molto bene…


Cogito Ergo Sum
Kaos Calmo



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29/02/2024 18:54

Il problema è che c'è chi è capace di non fare assolutamente nulla pur trovandosi al lavoro.
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01/03/2024 07:37

Trale (zT7F221205), 29/02/2024 18:54:

Il problema è che c'è chi è capace di non fare assolutamente nulla pur trovandosi al lavoro.

Ahahahaha Trale...
La tua sembra una massima di Platone... 😄
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www.instagram.com/artworkunity/p/C37wcdgu8HP/


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01/03/2024 09:14

LaPeppa (V7fd221203), 01/03/2024 09:00:

https://www.instagram.com/artworkunity/p/C37wcdgu8HP/

Per chi non ha instagram, Facebook, bubble juice, patasgnak, Twitter, e pippaxmiao...

Che si dice? 🤔
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01/03/2024 09:35

Che vuoi che si dica?
Intanto una cosa basilare: se vuoi conprendere l'ambiente in cui vivi, incluse le persone che ci bazzicano, è necessario che ti dia all'ozio. Ma non solo: è proprio nell'ozio che si può dialogare con il proprio corpo per cui l'ozio è una non-attivita vitale. Tempo fa, quando apprendevo le basi del natural bodybuilding, lessi che il nostro corpo risponde a stimoli di forte intensità-carico in tempi brevi seguiti da un tempo lungo di recupero. Per chi non è al dentro: forte carico significa sottoporsi ad allenamenti sempre vicini al massimo della prestazione di cui siamo capaci per tempi brevi, cioè di pochi minuti che corrispondono a 15-20 minuti massimo 30 minuti. Infatti in natura i nostri avi dovevano essere capaci di reagire prontamente e con il massimo delle risorse per procurarsi il cibo o per scampare ad un predatore. Ma la fatica che ne derivava li lasciava stremati e con contusioni o strappi muscolari che si guarivano in alcuni giorni. Quindi lo stimolo a migliorarsi viene dall'alternarsi di fatiche intense e brevi a lunghi periodi di recupero (7-9 giorni) o se vogliamo di ozio.
Che poi, non avendo la possibilità di isolarsi in una casa "sicura" davanti alla TV, l'ozio era sempre condizionato dagli imprevisti ambientali. E all'epoca i condizionamenti come il "sentirsi in colpa" non li avevano.
In più va detto che la nostra riserva di glicogeno è molto ridotta tanto da durare solo una ventina di minuti, dopodiché il nostro organismo converte le proteine dei muscoli in zucchero per prolungare lo sforzo con una conseguenza riduzione di massa magra! Massa magra che si rigenera in lunghi periodi di "non far nulla".

Alla fin fine il "non far nulla" non è un'arte o una eccentricità: è parte vitale dell'essere umano.
Le persone deboli si vendicano, le persone forti perdonano, le persone intelligenti ignorano.
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01/03/2024 09:52

Kaos Calmo (4IOc240111), 01/03/2024 09:14:

Per chi non ha instagram, Facebook, bubble juice, patasgnak, Twitter, e pippaxmiao...

Che si dice? 🤔

Non ho Instagram ma riesco a vederlo ugualmente.


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unica e inimitabile
06/03/2024 16:02

Oggi vorrei niksen lasciando riposare i miei occhi sui vigneti che mi circondano, vorrei niksen respirando le nuvole che viaggiano alte, vorrei niksen a cervello spento.
Eppure in questo millennio ci sono millanta corsi per fermare il corpo e guardarsi dentro, arte che è figlia delle attività ripetitive come falciare il prato, seminare camminando lungo i solchi. Si è un po' persa la confidenza con il nostro corpo che si ferma solo se il cervello è superstimolato, ma chi si ferma più a meditare, a dire un rosario che in fondo era solo un modo come un altro per stare fermi nello stesso luogo.
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