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L'otto Marzo Di Manuela K.

Ultimo Aggiornamento: 09/03/2024 09:05
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07/03/2024 11:23




Non è che non mi piace volare, solo che quando posso preferisco il treno, mi sembra di stare in una sorta di terra di nessuno in movimento, dove i pensieri sono liberi di distillarsi o assopirsi seguendo strade proprie inseguendo i paesaggi che scorrono sempre diversi dal finestrino.

Oggi abbiamo finito presto.
I colleghi tedeschi avevano sicuramente altri problemi più importanti a cui pensare della solita riunione mensile di coordinamento interforze e il treno da Monaco per Bologna della DB Bahn è appena partito in orario perfetto.
Mi ritrovo a osservare la mia unica compagna di viaggio seduta di fronte a me.

E' salita all'ultimo momento con un piccolo trolley che ha appoggiato sul sedile a fianco.
Ha ancora le guance arrossate per la corsa che deve aver fatto per prendere il treno e ora fissa con sguardo perso le case che sfilano davanti a noi. Mi sembrava più giovane.
Noto alcune piccole rughe vicino agli zigomi e alla bocca, avrà una quarantina d'anni, capelli tagliati corti neri, occhi scuri, naso piccolo e regolare, labbra appena carnose evidenziate da un leggero velo di gloss. Un volto decisamente bello che mi ricorda qualcuno. Per un istante ho quasi pensato di conoscerla vedendola entrare nello scompartimento fasciata da un elegante cappottino dal taglio particolare e una sfumatura di verde smeraldo.

In Lei c'è qualcosa di strano qualcosa di fuori posto che su di lei però trovo assolutamente incantevole. Qualcosa che non riesco a definire con esattezza, forse sono i vestiti o il suo modo di muoversi. Sto per dirle qualcosa in tedesco, quando la vedo armeggiare con la sua borsa ed estrarre un piccolo libro di cui riconosco subito la copertina.

- "L'albergo delle donne tristi"?, le chiedo...
- Ah è italiano anche lei? Lo avevo capito dalle scarpe, solo gli italiani comprano scarpe inglesi ormai. (Me lo dice sorridendo). Sì è il libro della Serrano. Lo ha letto? Le è piaciuto?
- Sì l'ho letto molti anni fa. Ero in pieno periodo sudamericano, facevo incetta di ogni cosa scritta arrivasse da lì. A memoria il racconto era bello anche se non eccezionale, però ricordo il finale, fu proprio per quel finale che regalai quel libro ad una persona molto speciale.
- Una donna immagino...
- Si una donna..., si chiamava Lucia. Penso sempre a lei quando mi capita di rivedere quel libro perché parla di donne ferite, e di cicatrici. Lei ne aveva così tante, dentro e fuori che la prima volta che la vidi mi ricordò uno di quei capodogli spiaggiati, impauriti, privi d'orientamento e di forze con la pelle lacerata da morsi e ferite profonde. Anche Lei si era dovuta immergere negli abissi più profondi e bui della paura per sopravvivere. Glielo regalai prima che partisse, alla fine del nostro percorso, forse proprio per quel finale pieno di speranza, di voglia di ricominciare a vivere ritornando a fidarsi degli altri. Stupido e un po' patetico vero?
- No, non credo tu sia stato stupido a regalarglielo. Tutti abbiamo bisogno di sperare che possa esistere da qualche parte un lieto fine in ogni storia. Ci serve per andare avanti, per continuare a fare quello che facciamo tutti i giorni anche se alcuni ricordi ci perseguiteranno per sempre. (Me lo disse dandomi del tu per la prima volta e ritornando a fissare con occhi diventati opachi all'improvviso un punto lontano al di là del vetro). Comunque il libro non è mio è di mia sorella, glielo avevo regalato tempo fa. Nei giorni scorsi l'ho ritrovato tra le mie cose e così mi è venuta voglia di andare a trovarla per l'otto marzo e riportarglielo. O forse anch'io ho semplicemente bisogno di credere che tutto prima o poi andrà bene...
- Già domani è l'otto marzo, per un giorno si accendono i riflettori sulle donne e l'aria si profuma di mimosa. A dirti la verità le mimose hanno un odore che non sopporto. Lucia ora che ci penso, aveva sempre un delicato profumo di crosta di pane appena sfornato. Ho una piccola fissazione per gli odori, le persone spesso non li notano, invece molte volte mi hanno aiutato a capire chi avevo davanti.

- Scusami se sono indiscreta, ma a questo punto sono un po' incuriosita. Che lavoro fai?
- Tu cosa pensi?
- Non saprei, sei un insegnante?, un avvocato?, o forse un medico...
- Non metterti a ridere, nessuno dei tre o forse un po' di ciascuno di loro. In realtà sono uno sbirro! Sono a capo della squadra mobile a Bologna. Mio padre mi voleva con lui nel suo studio di avvocato e invece senza dir nulla a nessuno mi sono presentato a un concorso l'ho vinto e sono diventato poliziotto.
- Scusa se te lo dico, ma sei uno strano poliziotto. Uno che legge libri e preferisce parlare di sé piuttosto che far parlare gli altri. O questa è solo una tecnica per far abbassare la guardia alle persone? (Me lo disse sorridendo. Un sorriso potente, vivo, sensuale con qualcosa di pericoloso dentro, qualcosa che mi fece venire voglia di baciarla).
- Sai..., in realtà che sono strano me lo dicono tutti. Con i superiori spesso finisco per passare per un rompicoglioni ed anche i miei uomini pur stimandomi, spesso non mi capiscono.
- Ma questa è una cosa che succede un po' a tutti no?
- Sì è vero, ma per un poliziotto è diverso, tutto dovrebbe essere semplice, c'è il bianco e il nero, il buono e il cattivo, dovrebbe funzionare così e in parte e per molti funziona così, per me invece è quasi sempre diverso e così scavo e scavo nei miei dubbi per scoprire che quasi sempre il vero colpevole, quello che ha originato tutto il male, tutto il dolore possibile, non è l'uomo che sta davanti a me con le mani chiuse in manette.

- Devi essere bravo nel tuo lavoro, certo che con tutti questi dubbi che hai, non dev'essere facile starti accanto o sbaglio? Guarda che te lo dico solo perché anch'io mi sento molto simile a te.
- Si credo di essere un bravo sbirro, o forse il crederlo mi fa dormire sereno. Ho la strana capacità di sentire le persone un po' come il loro odore. Tu ad esempio profumi di vaniglia e di pagine di libro appena stampate pronte per essere sfogliate, insomma mi sembri una donna molto più sicura di me. Anche se...
- Anche se cosa?
- No, niente una sciocchezza..., prima quando ti ho detto che facevo il poliziotto, per un brevissimo istante, mentre mi sorridevi, ho sentito in te l'odore della paura.

Mi sorrise ancora, rimanendo qualche minuto in silenzio, poi cominciammo a parlare della nostra infanzia, forse era un modo per avvicinarci rimanendo entrambi al sicuro dentro luoghi dove non ci si poteva far male. Io le descrissi le mie estati in Sicilia nelle campagne di Lercara Friddi, le colline bionde di grano che si perdevano all'orizzonte, le cavalcate solitarie nel tramonto con solo una vecchia coperta come sella e Lei mi parlò delle sue estati in Toscana dei giochi spensierati, delle gite con gli amici, di sua sorella Daniela e dei loro primi amori.

- Sono arrivata. Scendo a Verona.
Me lo disse all'improvviso e fu per me come una fucilata in pieno petto che non mi aspettavo. Pensavo di poterla avere con me fino a Bologna. Nelle mie fantasie già mi vedevo con lei a cena al nostro arrivo in un grazioso locale del centro e invece la stavo perdendo senza sapere quasi nulla di lei, ne su come rintracciarla. Farfugliai qualcosa di incomprensibile mentre su un foglio strappato all'agenda scrivevo il mio nome e tutti i miei recapiti, numeri di telefono e indirizzi mail dove poteva trovarmi.

- Mi spiace, mi spiace tantissimo che tu te ne vada, non so nemmeno come ti chiami, le dissi mentre lei prendeva il mio foglio e lo riponeva in una tasca della sua borsa, regalandomi un ultimo sorriso questa volta un po' triste, senza dire niente e avviandosi verso l'uscita. Poi ad un tratto lasciò cadere a terra il trolley, si voltò, corse verso di me e si alzò in punta di piedi per darmi un bacio su una guancia.
- Anche tu hai un buon odore. Il mio nome è Manuela.
E scappò via...

Quella notte, feci sogni strani, dormii poco, non riuscivo a rimuovere quella donna dalla mia testa. In commissariato come sempre ad accogliermi quella mattina il mio sovrintendente De Marchi.
- Dottore buongiorno, tutto bene ieri? Guardi che nel pomeriggio dopo che era partito, i colleghi tedeschi le hanno mandato un'informativa sul caso Keller da trasmettere a tutte le questure.
- Scusa De Marchi, il nome mi ricorda vagamente qualcosa ma non riesco a focalizzare...
- Ha ragione Dottore, è un caso di tre anni fa, ne parlarono tutti i giornali ma forse lei in quel periodo era all'estero. Aspetti, dovrei avere ancora da qualche parte un ritaglio di giornale di quel periodo.

Era la prima pagina dell'Arena datato 9 marzo 2018, un titolo nel taglio medio recitava:

OTTO MARZO DI SANGUE A VERONA
Ieri mattina, intorno alle dieci del mattino, una donna, Daniela K. dopo essersi unita ad un gruppo di turisti tedeschi in visita alla Torre Dei Lamberti, ha scavalcato le transenne di protezione della balconata, morendo sul colpo dopo un volo di quasi ottanta metri.Sul corpo della donna, gli inquirenti hanno trovato ferite non compatibili con l'effetto della caduta.Nel pomeriggio la polizia si è recata a casa dell'ex fidanzato, denunciato da lei più volte per violenze e aggressioni dopo che in casa della donna era stata ritrovata una lettera indirizzata alla sorella maggiore, un vero e proprio atto d'accusa nei confronti dell'uomo.Al loro arrivo il corpo dell'uomo è stato ritrovato riverso nell'ingresso dell'appartamento. Il decesso da alcune indiscrezioni sembrerebbe imputabile ad un unico colpo di pistola sparato in piena fronte da distanza ravvicinata. Gli inquirenti hanno emesso un ordine di cattura nei confronti della sorella Manuela K. che al momento si è resa irreperibile.

- Dottore, si sente bene? Ha proprio una brutta faccia questa mattina. Vuole un caffè? Che faccio? Giriamo l'informativa alle questure? I colleghi tedeschi ci informano che la Manuela Keller o almeno una donna che le assomigliava molto, sia stata segnalata ad Amburgo qualche giorno fa e probabilmente potrebbe essere in viaggio per l'Italia. Avvisiamo Verona?

- De Marchi, come sta tua moglie? Si sta riprendendo dall'operazione?
- Sì Dottore sta meglio è tornata a casa, non può ancora muoversi ma...
- Ecco allora fai una cosa, falle una sorpresa. Vai a casa e oggi stai con lei. Portale i miei auguri e non scordarti di prenderle un bel mazzo di fiori. Oggi è l'otto marzo, domani poi vedremo cosa fare, e poi ho la sensazione che sarà la signora Manuela K. a venire a cercarci, uno di questi giorni...

- Va bene Dottore, io allora vado. Però se lo lasci dire...:
Lei è proprio uno strano sbirro!


Kaos Calmo



"Se esiste una bilancia, ha piatti immobili.
Se c'è giustizia, eccola.
Morire quanto necessario, senza eccedere.
Rinascere quanto occorre da ciò che si è salvato."

W. Szymborska
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Post: 67
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07/03/2024 11:58

Bellissimo. Da far riflettere
OFFLINE
Post: 44
Età: 59
Sesso: Maschile
09/03/2024 01:52

Bella storia, grazie!
Però mi manca qualche tassello. Sì, lo so, sono pessimo a risolvere i gialli.
Dunque, Daniela è morta tre anni prima, però la sorella Manuela la sta andando a trovare per restituirle un libro prestato.
A meno che non la vada a trovare al cimitero, o vada a trovare un fantasma, qualcosa non quadra. Daniela non è morta buttandosi dalla Torre dei Lamberti, l'avrà fatto qualcun altra al posto suo. Come è possibile che non l'abbiano identificata correttamente? Qui mi perdo...
OFFLINE
Post: 344
Età: 100
Sesso: Maschile
09/03/2024 09:05

Turibio...
Immagino che sia come dici.
Che dopo tre anni di latitanza la sorella stia tornando in Italia per andare al cimitero a salutarla per poi costituirsi..., come ha ben intuito l'altro protagonista del racconto 😉
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