"Ma che scollatura!"
Cerco di sistemarmi la camicetta sotto lo sguardo insistente di questo tizio.
"Se non le piace può anche guardare altrove." rispondo piccata.
In fondo non é colpa mia se la merceria di sabato non apre e non ho nemmeno preso in considerazione di indossare un'altra camicetta. In fondo cos'è un bottone in più o in meno su una camicetta di chiffon azzurro che é tutto un vedo non ti vedo.
Ho studiato per settimane il look per stasera. Sexy ma non volgare, audace senza essere sfacciato, doveva proprio essere un promemoria per Giorgio, volevo che lui mi guardasse e si ricordasse di noi. Volevo con tutta me stessa che avesse nostalgia delle nostre notti di sesso, che si ricordasse ogni curva del mio corpo a sua disposizione, che si pentisse con tutto se stesso di avermi lasciata.
Invece che c'é? C'è che al suo braccio c'è appesa una bionda con la bocca come un canotto, ed é facile immaginare per cosa la usi. Lui non riesce a staccare le mani dal sedere a forma di mandolino di lei. Non che il mio sia da meno.
Non solo, la stronza miagola come una gatta in calore, e non mi riesce difficile immaginarli avvinghiati in qualche pratica erotica. Per di più sotto la camicetta di chiffon ho messo una semplice gonna lunga e aderente di seta nera, mentre lei, oh lei, non ho nemmeno parole per esprimere tutta la mia invidiosa disapprovazione. Lei é fasciata in un abito a sirena ricoperto di lustrini color cognac. Ogni passo che fa riflette le luci della sala e io per prima non riesco a staccare gli occhi da tanta abbondanza. Invece io sembro la bibliotecaria vestita a festa, nonostante lo spacco inguinale della gonna.
Guarda, guarda, spariscono dietro a quella porta, vorrei seguirli e sbirciare, ma l'estraneo della scollatura mi coinvolge in un tango.
"La pianti di guardare quei due come se volesse cavare gli occhi alla bionda."
"Ma si faccia gli affari suoi!" riesco a dirgli mentre faccio un casquè. Certo che questo tizio balla proprio bene e non perde di l'occasione di alitarmi sul collo ogni volta che mi riprende dopo un volteggio.
"Me li sto facendo, signora, non si preoccupi: é lei il mio affare di questo veglione di capodanno. Ma ce l'ha un nome lei?"
Lo guardo meglio e fra me e me ammetto che non é niente male. Ad ogni passo mi piace sempre di più, mi guida come rari tangueri sanno fare e tira fuori il meglio di me. La bibliotecaria frustata si assopisce per lasciare spazio a una donna piú spregiudicata.
"Allora? Fuori il nome oppure é troppo impegnata a contare i passi?"
Ma come si permette? Cerco di allontanarmi improvvisando una colgata, ma lui mi coinvolge in un molinete occhi negli occhi. Occhi rapaci che mi fanno intendere che questo tango lo proseguirebbe altrove.
Cosa gli dico che i miei mi hanno chiamata Adalgisa, Adina per gli amici. Preferisco tacere per non far morire l'embrione di donna sexy e licenziosa dentro di me.
"Visto che non vuole rispondermi per me sarà Azzurra dal bottone mancante."
Ma che si inventi quello che vuole, io voglio solo andare a sbirciare dietro a quella porta. Devo sapere cosa stanno facendo Giorgio e la bionda. Ma lo voglio davvero oppure preferirei sparire dietro a quella porta con questo bellimbusto che pare fatto per passarci una notte di faville?
Finalmente finisce questo tango, l'Adina seria che c'è in me cerca di farmi rinsavire.
Borbotto un grazie e mi do alla fuga. Non raggiungo nemmeno la colonna ai margini della sala che già mi ha ripreso e questa volta é un tango aderentissimo al quale non riesco ad essere indifferente. Mi da alla testa come un bicchiere di champagne, e mi scende come ... non mi viene alcun paragone ragionevole, ma in qualche modo Giorgio ha perso di importanza e anche la sala mi sembra più vuota. Non riesco nemmeno più a concentrarmi, mi pare di vivere soltanto in attesa del prossimo incontro dei nostri corpi. È diventato fondamentale seguire il percorso della sua mano che mi guida nel ballo, e appena mi lascia, finito questo tango, la mia schiena si sente orfana. La mia Adina interiore é ammutolita, sostituita da una Azzurra spregiudicata che sa cosa vuole e lo vuole subito.
Ma lui tace.
Il prossimo ballo é un valzer lento, niente a che vedere con la passione.
Delusa mi avvio al buffet pronta ad affogare con qualcosa di alcolico questo germoglio di donna avventurosa. Ho letto troppi romanzi rosa, é chiaro. Peró sarebbe bastato un gesto e avrei dimenticato di essere la signora per bene che sono.
Ricompaiono Giorgio e la bionda, mi passano a fianco e nemmeno mi vede. Agguanto un bicchiere e mi avvio verso la terrazza. Fa freddo. Ma che importanza ha, tanto mancano 5 minuti a mezzanotte. Poi fuochi d'artificio, taxi e in men che non si dica mi ritrovo a casa col mio pigiamone di pile, la solito Adina pronta a dimenticare questo capodanno da schifo.
"10... 9... 8... 7... 6..." urlano dentro alla sala.
"Mi permetta, Azzurra, io mi chiamo Vincenzo."
Si é materializzato vicinissimo al mio orecchio e la mia depressione da festa malriuscita viene spazzata via da un ondata di ormoni in baldoria.
"5... 4..."
Mi volto
"3.. 2.."
Mi bacia
"Unoooo!"
Partono i fuochi d'artificio, l'anno nuovo é iniziato, ma noi da perfetti estranei continuiamo a baciarci e mi piace un sacco.
"Azzurra, ho una bellissima collezione di bottoni mancanti, vuoi venire a vederla?"
Nome nuovo, anno nuovo, posso fare quello che voglio, sono libera come non mai e ho sempre voluto vedere una collezione di bottoni.