Solitamente ci si sente "arrivati" quando si raggiungono traguardi "prefissati" e magari si tende a non analizzare a tutto tondo la nostra vita. Questo, per dire, mi capitava di sentirlo dire da chi era riuscito a passare da lavoro sottoposto ad una propria attività: "sono arrivato". Per molte persone la
sicurezza passa in realtà attraverso l'esposizione materialistica di cosa si possono permettere.
Per me è sempre stata una mentalità gretta e provinciale come solo (sono cinico) in Italia riusciamo ad avere.
Io personalmente non sono
arrivato in niente perché ogni giorno c'è sempre qualcosa da conoscere/sperimentare/provare. Per quelle persone evidentemente raggiungere gli obiettivi sognati è sinonimo di vita "realizzata": sia appunto il lavoro, che la famiglia (di solito ruota tutto attorno a questo).
La "razionalità" per me non è "tutto sotto controllo" poiché non esiste il controllo totale. È solo una specie di applicazione del metodo scientifico laddove l'empirismo (così come i sentimenti) trovano un peso relativo.
Io spesso tendo a pormi anche troppo in discussione ed anche ciò ha i suoi lati negativi perché credo che comunque un certo bilanciamento ad un certo punto della propria vita vada trovato. Probabilmente le persone arrivate hanno raggiunto quel
centro di gravità permanente che a loro basta per condurre la propria esistenza ed in una certa misura posso capire chi non si accettino più nuovi punti di vista o quesiti da porsi.
[Modificato da Dov'ero_io_a_quell'ora 22/11/2023 11:41]