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Ma chi è Lucetta Scaraffia?

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    boomerkiller
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    00 13/03/2024 12:26
    Da quello che si legge, servivano a Benjamin Netanyahu un certo numero di morti per dichiarare lo stato d'emergenza e restare primo ministro come servivano un certo numero di morti a Hamas e all'Iran per dimostrare l'efferatezza di Israele.
    Ne è risultato un motivo per continuare ad ammazzare civili.
    Da qui la mia domanda: perché una bandiera e non tutte e due?
    Le persone deboli si vendicano, le persone forti perdonano, le persone intelligenti ignorano.
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    Trale
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    00 13/03/2024 13:57

    Forse se i leader mondiali promuovessero un incontro permanente nella striscia di Gaza, forse, Benjamin dovrebbe smettere di massacrare i palestinesi visto che si troverebbe forze di sicurezza di tuti i paesi più armati a protezione dei propri leader. Ma nessuno pensa di fare qualcosa per i palestinesi come nessuno fa qualcosa per tutte le minoranze perseguitate.


    Ma un incontro tra chi? Chi rappresenta la Palestina? 😳
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    Kaos Calmo
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    00 13/03/2024 14:13
    Re:
    Trale (zT7F221205), 13/03/2024 08:51:

    Comunque il topic che volevo aprire era la raccolta dei modi di sminuire le donne, il femminismo nei diversi modi di destra e di sinistra.
    A destra lo sminuire della condizione della donna negli anni 40 e 50 magari portando ad esempio la propria nonna che narrava come si stava meglio quando si stava peggio. Negare l'esistenza di una diversa retribuzione femminile o imputarla ad un minore impegno da parte delle donne. La sinistra è più "fine", a parole negli anni d'oro del PCI in Italia, si era arrivati al riconoscimento del lavoro casalingo (certo perché non basta dire alle donne "da oggi siete libere" per cambiare l'impostazione di una società) addirittura parlando di pensione delle casalinghe per chi ricorda queste cose, mai attuata. Il ragionamento "fine" di sinistra relegava le donne in cucina con classe in modo che non togliessero il lavoro agli uomini. Poi c'è stato il ventennio berlusconiano dove le donne hanno aderito aimé al modello previsto per loro in quel periodo, modello che ci stiamo portando dietro tutt'ora così come gran parte delle cose negative portate negli anni 90.
    Io credo che ci sia bisogno di essere femministe e che si dovrebbe continuare a sostenere l'importanza di condannare ogni tipo di oppressione e sopruso sulle donne in ogni parte del mondo. A prescindere dall'orientamento politico. L' assenza dei diritti delle donne non può essere confusa con la religione o con la cultura. La parola cultura non potrà mai essere associata alla mancanza di libertà di una persona.




    No va beh, ditemi che siamo su scherzi a parte...
    Ma come si fa a fare un parallelismo tra destra e sinistra in 5 righe su 50 anni di battaglie riguardanti la condizione femminile arrivando alla conclusione che non c'è stata differenza? Ma è possibile ogni tanto contestualizzare certe affermazioni come quella di una sinistra che: "relegava le donne in cucina con classe in modo che non togliessero il lavoro agli uomini" dove?, quando? chi?, forse qualche sfigato che si trovava sul palco a parlare alla festa dell'Unità di paese a Licata o a Lercara Friddi nei primi anni 50'?

    Ma davvero?, vogliamo ridurre e generalizzare in modo superficiale le cose in questo modo?
    E capisco che sia più semplice, specialmente per una destra che sfrutta l'ignoranza e la mancanza di memoria storica della gente e che sulla questione femminile ha sempre remato contro e votato contro, costruire oggi una narrazione che vuol fare di tutta l'erba un fascio, ma suvvia studiate, leggete, o fatevi raccontare da qualcuna che quei tempi li ha vissuti... Leggete ad esempio i saggi che parlano del "femonazionalismo" l'ultima frontiera della Meloni per cercare di giustificare la "difesa della donna" con temi che con la donna centrano come il cavolo a merenda...

    Ma le battaglie di Di Vittorio, di Nilde Iotti, di Luciana Castellina solo per citarne alcune e di Tina Anselmi grandissima donna democristiana che per le sue idee fu spesso isolata e criticata all'interno del suo stesso partito, della Bonino e delle sue battaglie sulla liberalizzazione degli anticoncezionali quando i medici "tutti uomini" bollandovi come puttane vi negavano la pillola, ce le vogliamo scordare? E a destra le donne e gli uomini politici impegnati in queste battaglie dove stavano? Dove stavano quando si discuteva di aborto, di divorzio e di parità nei diritti? Ne conoscete qualcuno/a?

    Mah...
    siamo proprio alla frutta, anzi al digestivo e ce ne vuole tanto per mandar giù questa diffusa ignoranza...


    [Modificato da Kaos Calmo 13/03/2024 14:48]
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    boomerkiller
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    00 13/03/2024 15:15
    Re:
    Trale (zT7F221205), 13/03/2024 13:57:


    Ma un incontro tra chi? Chi rappresenta la Palestina? 😳



    Non hamas.
    [Modificato da boomerkiller 13/03/2024 15:16]
    Le persone deboli si vendicano, le persone forti perdonano, le persone intelligenti ignorano.
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    boomerkiller
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    00 13/03/2024 19:28
    Estratto dell'articolo di Chiara Saraceno per "la Stampa"

    Il movimento delle donne, in Italia e nei paesi occidentali almeno, è sempre stato attraversato da controversie, anche aspre, sia sul piano teorico sia sul piano dell'azione pratica.

    Semplificando un po', negli anni settanta le controversie erano tra chi si ispirava al marxismo e chi era di orientamento liberale, tra chi pensava necessario lavorare (anche) nelle istituzioni e chi invece professava il separatismo radicale, tra femminismo della differenza e femminismo dell'uguaglianza nonostante le differenze.

    Anche l'entrata dei gruppi delle donne lesbiche è stata all'inizio oggetto di controversie. Oggi ci si divide invece sulla liceità del ricorso alla gestazione per altri e sulla perfetta equiparazione tra donne tali per biologia e donne nate biologicamente maschi, ma che si identificano, appunto, come donne.

    […] Ciò che ha permesso di vedere ed anche sperimentare il movimento delle donne e l'essere femministe come un fenomeno collettivo non è stata la cancellazione delle differenze più o meno conflittuali, ma l'individuazione di terreni comuni […]

    Pur nelle divergenze anche aspre, raramente nella storia del femminismo fino agli anni recenti si è assistito al lancio di anatemi reciproci, a pratiche di esclusione. Non ho mai fatto parte di quelle femministe che teorizzavano che le donne sono per natura più buone degli uomini, o più orientate alla pace. Troppe sono le smentite della storia pubblica e privata.

    Ma del femminismo e del movimento delle donne, anche quando io stessa me ne sono sentita messa ai margini, ho sempre percepito lo sforzo di lavorare sulle connessioni, sull'inclusione, anche a rischio di semplificazioni o di oscurare non tanto le divergenze quanto le disuguaglianze.

    E si devono ad alcuni gruppi femministi azioni coraggiose come quello delle donne in nero, un movimento pacifista diventato poi internazionale e presente in varie situazioni di conflitto, nato da un gruppo di donne israeliane a Gerusalemme nel gennaio del 1988, in seguito allo scoppio della prima intifada, per protestare contro l'occupazione israeliana dei territori palestinesi semplicemente imponendo la propria presenza fisica, silenziosa, nello spazio pubblico del conflitto.

    Proprio a motivo di questa storia, di questa aspirazione inclusiva del movimento, faccio fatica a comprendere la trasformazione dei dissensi, delle divergenze in anatemi, esclusioni, che riguardino chi, come Joanne Rowling ritiene che non si possano assimilare tout court le donne transessuali alle donne tali anche biologicamente e dalla nascita, o chi ha un atteggiamento possibilista nei confronti della gestazione per altri (o viceversa la condanna senza appello), o chi appartiene ad un'etnia, religione, nazione che è considerata nemica, cancellando così il suo diritto non solo a riconoscersi come donna e femminista, ma anche a far valere, come tale, la propria richiesta di solidarietà.

    In questo modo non solo si chiude la porta a quel confronto, a quell'apprendimento reciproco, a quella capacità di uscire dalla monodimensionalità del proprio punto di vista e/o posizionamento, sociale che per molte di noi ha costituito una delle dimensioni più importanti del movimento delle donne e del femminismo. Si pongono inaccettabili gerarchie di rilevanza tra vittime di violenza e ingiustizia.

    Protestare contro la sistematica uccisione della popolazione di Gaza e l'espulsione forzata di centinaia di migliaia di palestinesi dalle loro case e dalla terra in cui abitano da secoli non può essere in contrapposizione con la condanna delle violenze dei seguaci Hamas, che nell'attacco del 7 Ottobre hanno portato all'estremo la violenza di genere, gli stupri spesso seguiti da uccisioni, che sono spesso il corollario dei conflitti di guerra. Perché anche nelle guerre, nei conflitti tra fazioni, l'abuso del corpo delle donne fa parte dell'armamentario bellico.
    Le persone deboli si vendicano, le persone forti perdonano, le persone intelligenti ignorano.
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    00 14/03/2024 07:43
    Re: Re:
    boomerkiller (WUtP230214), 13/03/2024 15:15:

    Trale (zT7F221205), 13/03/2024 13:57:


    Ma un incontro tra chi? Chi rappresenta la Palestina? 😳



    Non hamas.

    E quindi chi?
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    boomerkiller
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    00 14/03/2024 10:36
    L'Iran potrebbe fare un buon lavoro per conto dei palestinesi. Per far capire se intende sacrificarli nella sua missione anti Israele o vuole salvarli.
    Informandomi mi è nato il dubbio che se i sionisti credevano necessario un olocausto di 6 milioni di ebrei, identicamente i paesi arabi considrano necessario l'olocausto dei palestinesi.
    Olocausto: Sacrificio supremo, nell'ambito di una dedizione totale a motivi sacri o superiori.
    Le persone deboli si vendicano, le persone forti perdonano, le persone intelligenti ignorano.
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    00 14/03/2024 12:26
    L' Iran è quel paese che minaccia di usare armi nucleari e impicca i ragazzini adolescenti in piazza perché si ribellano alle leggi islamiche e picchia a morte le ragazze, anche minorenni perché non portano il velo. In che senso può fare un buon lavoro scusa?
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    boomerkiller
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    00 14/03/2024 13:17
    Chiedere ad un paese paraculo come l'Iran di scoprirsi e di curare gli interessi di un popolo e non di un gruppo terrorista sarebbe veramente far del bene ai palestinesi.
    In questo modo sarebbe palese che non fa l'interesse se non di chi vuole annientare Israele. Che poi che interesse sarà non lo capisco.
    Mi risulta chiaro che non volere la pace e fomentare il terrorismo di hamas è il modo più diretto per far continuare le sofferenze dei palestinesi ma doverne perorare i diritti in un incontro con i leader occidentali, arabi e asiatici sarebbe rivoluzionario.
    Sempre tenendo presente che i primi due paesi che hanno riconosciuto il nuovo stato d'Israele nel 1949 sono stati USA e URSS cioè le due potenze vincitrici della seconda guerra mondiale.

    Oggi gli scenari sono cambiati, la russia non è così tanto leader visto che la Cina la sovrasta ma di fatto l'ONU ha riconosciuto lo stato d'Israele per cui credo sia meglio per i palestinesi la pace di due paesi divisi piuttosto che uno stato di guerra perenne a cui gli ebrei sono abituati da 2000 anni.
    Essere il materasso delle botte di tutti i paesi in cui gli ebrei erano dispersi credo che ne abbia forgiato la resilienza.

    Da considerare anche che il pericolo "Isaele" dovrebbe essere limitato visto che si parla di un popolo di pochi milioni di persone (16 milioni tra residenti in Israele e dispersi) mentre i musulmani sono più di due miliardi e molto aggressivi. Israele ha sviluppato la sua industria bellica mentre i musulmani utilizzano terrorismo e martirio.

    Sarebbe interessante ascoltare ciò che ha da dire l'Iran.
    Le persone deboli si vendicano, le persone forti perdonano, le persone intelligenti ignorano.
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    Trale
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    00 14/03/2024 22:32
    Io non credo che sarebbe interessante ma in ogni caso, l'Iran non è interessato alla faccenda così come non lo è l' america e men che meno l' Europa. Questa guerra si è cronicizzata come quella in Ucraina, è un modo come un altro per garantire la sopravvivenza delle industrie di armi.
    Quando dico che non è interessato l'Iran o l'Europa, intendo dire che non sono interessati alla popolazione civile. Hanno interessi ovviamente alla faccenda ma, diversi per ognuno, ma si limitano ad osservare i al massimo ad ammonire da distanti.
    [Modificato da Trale 15/03/2024 07:50]
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    boomerkiller
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    00 15/03/2024 09:54
    Ovvio che nessuno farebbe nulla per i palestinesi. In questi giorni, su suggerimento di Kaos, mi sto informando più di quanto ero già informato ed ho "scoperto" che la sola guerra civile in Siria ha fatto un numero assurdo di morti siriani. In più lì sono state usate bombe a grappolo, chimiche etc etc. E ancora non è finita. Ci ha lavorato anche la Russia in Siria e la Turchia ne occupa una parte.
    Non la vedo bene per i palestinesi che prima di raggiungere i 430.000 morti siriani ...

    In generale risulta che tutti i paesi musulmani sia laici che religiosi hanno lo stesso comune denominatore: dittature, dittature e dittature sanguinarie!
    Quei pori popoli o per guerra o per repressioni hanno solo da soffrì e morì!
    Le persone deboli si vendicano, le persone forti perdonano, le persone intelligenti ignorano.
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